venerdì 23 ottobre 2009

Ancora sul corpo della donna

Quando ho fatto la presentazione dell’oggetto mi sono sentita molto in imbarazzo perché per la prima volta parlavo in pubblico del mio corpo attraverso questo libro, "Corpo di donna, saggezza di donna". Questo imbarazzo mi ha bloccato e non sono riuscita né a parlare con la disinvoltura che avrei voluto né a dire tutto quello che avrei desiderato dirvi. Poi per qualche giorno, come capita spesso, mi sono detta: “dovevo dire questo e aggiungere quest’altro…e così via”. Quindi ora riprendo la parola per dirvi quello che allora non sono stata capace di condividere con voi; in questa occasione con l’intenzione di contribuire alla ricerca di parole da risignificare insieme.
Come vi dicevo allora, è stato un controverso rapporto con la pillola anticoncezionale quello che mi ha portato a leggere questo libro, in realtà un’amica me l’ha regalato dopo che le ho confessato le mie preoccupazioni. Credo che il rapporto controverso con questi sistemi anticoncezionali è molto diffuso tra noi donne e credo rispecchi un passo in più rispetto al femminismo degli anni settanta dove la pillola era il simbolo dell’emancipazione sessuale. Io allora non ero una femminista. Non era quindi una scelta di consapevolezza politica. La mia fu una “scelta” dovuta alla paura, al terrore di restare incinta e dover abortire.
Il libro ha confermato i miei dubbi sul male che questi metodi causano nel corpo della donna ma allo stesso tempo mi ha riconciliato con me stessa, che ho capito che quello è stato il mio modo per liberarmi dalla paura (e anche dalle sigarette!) e rilassarmi nei rapporti sessuali. La verità è che mi sono riconciliata quando piano piano mi sono riapropriata del mio corpo e ho cominciato a imporre la mia autoderminazione al sistema medico patriarcale. Non sempre ci riesco.
Dopo, ho continuato a interessarmi del sistema medico e delle sue conseguenze, e anche se la mia dottoressa di fiducia è dentro la medicina convenzionale il suo è un approccio di genere. Lei si chiama Carme Valls, lavora a Barcellona e ha scritto diversi libri e saggi sulla salute delle donne. "Donne invisibili" è il libro che mi ha spiegato quanto le donne siamo invisibili nel sistema medico. Tale invisibilità è riscontrabile dalla ricerca scientifica al trattamento della malattia passando per la diagnosi. Per quanto riguarda la ricerca, le donne siamo escluse in maniera sistematica come soggetti dai saggi clinici e come componenti del campione da studiare. L’elaborazione dei parametri di riferimento sono fatti a partire da modelli maschili che sono considerati normali, neutri, per valutare lo stato di salute fisica di una popolazione. L’assenza di ricerca su come si manifestano le malattie tra le donne determina che i metodi di raccolta di informazione siano parziali e che non sia valutata la differenza nella manifestazione di sintomi tra donne e uomini. Tale invisibilità trova il suo paradigma nelle malattie cardiovascolari. Le medicina si è basata tradizionalmente nella patologia predominante nel sesso maschile e nella sintomatologia che presentano le malattie che soffrono gli uomini. Ad esempio, si è detto che l’infarto al miocardio si presenta con un forte dolore nella zona precordiale sinistra che irradia al braccio sinistro e le dita ma questo dolore, con queste caratteristiche, si presenta in modo meno frequente nel sesso femminile. Tra le donne, in realtà, è molto più abituale che il dolore possa riguardare le mascelle o, in un 30% dei casi, si presentino soltanto sintomi di alterazione dello stomaco, come se si trattasse di una indigestione. Non bisogna stupirsi quindi, se i sintomi che presentano le donne nell’atto clinico siano a volte sottovalutati o semplicemente dimenticati, senza cercare di stabilire una diagnosi chiara a partire dalla domanda delle pazienti.
Questa “indifferenza” provoca il più delle volte delle diagnosi approssimative, sbagliate o incerte, e il conseguente ricorso a trattamenti ugualmente sbagliati volti a risolvere i sintomi e non le cause delle malattie. Sono, ad esempio, molto frequenti i casi in cui davanti a sintomi come la stanchezza, la difficoltà di concentrazione, gli attacchi di panico, vengano diagnosticate malattie mentali come depressione, attacchi di ansia e prescritti degli psicofarmaci; ciò invece di indagare sulle cause alla base di tali sintomi che tante volte possono essere ricondotte ad un problema endocrino o a una anemia prolungata nel tempo considerata invece “normale” tra le donne e, quindi, anch’essa invisibile come malattia da trattare.
Esistono differenze di morbilità e mortalità tra le donne e gli uomini, ma la maggior parte delle malattie che riguardano la donna non sono state studiate con lo stesso rigore di quelle maschili.
La ragione è che la maggior parte delle ricerche, sia di malattie che di fisiopatologie, hanno considerato esclusivamente l’uomo come soggetto. Risulta, quindi, logico che tali studi non possano essere generalizzati alle donne.
Il suo prossimo libro si chiama: "Donne, potere e salute" e lì spiega come i nuovi ruoli di potere che stiamo assumendo, o come diceva Michela, questa urgenza di essere presenti senza curare la differenza dei nostri corpi, sta causando nuove e gravissime malattie tra noi donne.

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