lunedì 20 settembre 2010

"Altre", identità di donne a confronto


La sessione "Altre" all’interno del nostro blog nasce dalla necessità di mettere a confronto esperienze di donne provenienti da contesti socio – culturali differenti. L’intenzione è quella di uscire dal solipsismo bianco che per troppo tempo ha filtrato tematiche e priorità del movimento femminista attraverso la discussione e il monitoraggio di pratiche (di resistenza) femminili, al di là dei nostri confini territoriali e culturali.

Come scrive bell hooks:

"I want there to be a place in the world where people can engage in one another’s differences in a way that is redemptive, full of hope and possibility. Not this “In order to love you, I must make you something else”. That’s what domination is all about, that in order to be close to you, I must possess you, remake and recast you […].Dominator culture has tried to keep us all afraid, to make us choose safety instead of risk, sameness instead of diversity. Moving through that fear, finding out what connects us, revelling in our differences; this is the process that brings us closer, that gives us a world of shared values, of meaningful community."

bell hooks rappresenta il simbolo di un femminismo che va oltre la visione monoprospettica delle donne bianche benestanti occidentali e porta alla nostra attenzione l’intreccio complesso, di razza, genere e classe come strutture generanti sistemi di oppressione e dominio. Il suo lavoro è intenso sia da un punto di vista teoretico, sia in termini di attivismo politico e in quanto tale rappresenta un ottimo esempio e un punto di partenza simbolico per trattare delle pratiche femminili di resistenza “glocale” che in questa sessione vogliamo delineare.

Buone letture!

http://www.ecn.org/reds/donne/cultura/culturabellhooks.html

sabato 11 settembre 2010

giovedì 9 settembre 2010

cento donne. cento bici.

Care amiche vi scrivo..

Care ragazze è un po' che non ci si vede, spero stiate bene e che l'estate abbia portato tanti consigli femministi.
Vi allego il video di una manifestazione a cui ho partecipato lo scorso sabato a Pisa, con l'associazione "Cento donne. Cento bici", un'organizzazione di donne vicentine che si battono contro la militarizzazione, in particolare contro l'estensione delle basi militari americane, e per una pratica non violenta, direi che la bici è un buon simbolo. Vengono da Vicenza ma hanno compiuto varie azioni nel territorio nazionale, l'anno scorso son state in Sicilia e quest'anno son venute qui a Pisa.
Al di là della piacevolezza di una manifestazione senza urla e schiamazzi volevo segnalarvi l'estremo portato politico che ho percepito nel condurre un'azione politica tranquilla che, allo stesso tempo, non ha peccato in rigore intellettuale e politico.
Siamo partite dalla Torre di Pisa. Sotto gli sguardi increduli dei turisti, le donne di Vicenza armate di bacchette hanno richiamato l'attenzione con la musica e, dopo aver sancito la loro presenza pronunciando ad alta voce i loro nomi, ci hanno coivolto nella passeggiata.
Siamo arrivate in bici sino a Camp Darby. E qui arriva il bello: la consegna della bandiera e del programma, del documento che testimonia il pensiero e le attività del gruppo "Cento donne. Cento bici". La consegna è stata fatta con una precisa scenografia: si è formata una catena di donne che, in fila indiana, si sono trasmesse questo documento sino a fargli oltrepassare la sottile linea divisoria che divideva noi, donne, dai militari, assolutamente tutti di genere maschile. Le forze dell'ordine e i militari erano atterriti, non tanto dalla consegna di questo piccolo librettino quanto dalla presenza stessa delle donne. Era quasi abbagliante notare il vigore, la forza totalmente pacifica che aveva la presenza femminile nell'imporsi al sistema maschilista per eccellenza: il campo militare. La reazione è stata di totale disorientamento di fronte ad un gruppo di sole donne. La presenza di persone di sesso femminile ha neutralizzato in tronco gli usuali meccanismi di ridicolizzazione e sarcasmo tipici di coloro che minimizzano, che non intendono considerare l'avversario e/o il proprio interlocutore come degno d'ascolto. L'essere un gruppo ha inoltre neutralizzato il meccanismo machista per cui l'identità della singola donna viene misconosciuta in favore dell'appeal sessuale con il quale "la singola" viene ricondotta all'universalità del suo genere, ai suoi caratteri biologici.
Ciò che è rimasto è stata solo la fulgida apparizione reale del potere femminile, ossia del ruolo che ancora la donna deve costruirsi nel campo pubblico come soggetto unito anche se non univoco, e farsi portavoce di una condizione in primis femminile ma non solo. La voce calma e ferma del dissenso.

Ecco il video: http://www.youtube.com/watch?v=dMKIk1aFwbA&feature=player_embedded

Un abbraccio a tutte voi.

Veronica