Care compagne stavo leggendo il libro di Cristina Demaria"Teoria di Genere" e ho trovato questa citazione :
"Gli uomini guardono le donne. Le donne si guardano essere guardate. Ciò determina non solo la maggior parte dei rapporti tra uomini e donne, ma anche il rapporto tra le donne e se stesse. La parte della donna che si osserva è maschile: la parte che si sente osservata è femminile. Così la donna si trasforma in oggetto-e precisamente in un oggetto di visione: una veduta."
John Berger, Ways of seeing
Non riesco capire se ha ragione o no....AIUTATEMI....
4 commenti:
Cara Mandana,
non è facile commentare così, a freddo, una citazione estrapolata. Forse ne possiamo discutere al seminario, se la citazione ha qualcosa a vedere col tuo oggetto... d'acchito ti direi che non sono assolutamente d'accordo con la proposta di interpretazione del rapporto tra le donne e se stesse ("La parte della donna che si osserva è maschile: la parte che si sente osservata è femminile"). Mi sembra la solita accettazione acritica di una simbolizzazione stantia. Parte maschile?... ma di quale "maschile" si parla? e idem col "femminile": in sintesi l'autore utilizza lo stesso meccanismo che fa diventare assolute costruzioni storiche e sociali particolari - giochetto da cui bisognerebbe guardarsi, specie se si è donne, come dalla peste bubbonica. Questo è suggerito anche anche dal fatto (bisognerebbe vedere l'originale però) che sono usati gli aggettivi e non i nomi, cioè femminile e maschile invece che maschio e femmina (gli aggettivi si prestano più facilmente ai trucchetti di cui sopra). Per il resto, la prima e l'ultima frase, descrive una situazione effettiva in letteratura.
NB non c'entra niente ma ti volevo invitare (vale per tutte) a mettere sempre un titolo e un'etichetta ai tuoi post perché rende più facile a tutte la consultazione e il reperimento.
Difficile da dire...
Senza dubbio la frase è fedele al titolo del libro, "Teorie di Genere": molta teoria e molto genere. Ma quale teoria e quale genere?
Il genere "uomo", mi sembra. "Gli uomini" non solo è il soggetto dell'enunciato, ma è propriamente colui che agisce il patimento delle donne che si fanno passivo oggetto di contemplazione. Sono gli uomini che guardano e determinano che genere di consapevolezza di sè debbano rincorrere e raggiungere le donne: la consapevolezza di essere oggetto di uno sguardo, unico e unidirezionale. La consapevolezza di non poter vedere di sè altro che l'orizzonte dello sguardo degli uomini; la consapevolezza di non poter mostrare di sè altro che questo. E sul "maschile/femminile" John Berger forse fa un pò di confusione...
Chiaro è che sarebbe meglio capire in che contesto la Demaria colloca la citazione.
sì Tere, infatti la Demaria è totalmente gender studies come impostazione. Anche io penso che la tripletta attivo/soggetto dello sguardo/maschile e quella passivo/oggetto dello sguardo/femminile siano assolutizzzioni, ma immagino che il riferimento, visto che la demaria è una massmediologa, sia al funzionamento dello sguardo, all'economia della visione nei media di mainstream. E qui ci sono quintali di analisi, soprattutto derivate dalla teoria cinemtografica femminista di matrice psicanalitica, che denunciano (a torto o a ragione) questa dicotomia tra sguardi e oggetti e la sua polarizzazione intermini di genere. Non so quale maschile e quale feminile si intenda, e ripeto, mi sembra tutto molto essenzialista (il desiderio omosessuale, i soggetti queer, comesi colocano in questa bipartizione?) ma qulcosa di vero c'è, almeno in termini di tecnologie del dsiderio, di funzionamento dell'erotismo e del modo in cui la cultura visiva di massa lo ha coltivato per gli uni e per le altre. Credo che non si sia capito una mazza di quello che volevo dire.
baci attivi
elisa
No no, si è capito!
Io ho trovato la stessa citazione di Berger in un saggio della Cutrufelli, Creazione e critica letteraria al femminile, dove la si utilizzava per la letteratura. Serviva anzi a rafforzare la seguente tesi: che la letteratura scritta da autrici donne e il tema "la donna in letteratura" sono due cose diverse. Sembra incredibile, lo so, ma nei manuali e nelle antologie scolastiche di lett ita circolanti questo non è esattamente un dato acquisito!
Comunque volevo dire che sono d'accordissimo con Elisa: anche la letteratura parla (e tanto) di modelli e immagini di donne create dagli uomini, dunque in qualche modo contribuendo, anche se in modo diverso, ad agire anche nella zona che Elisa segnala: le tecnologie del desiderio, il funzionamento dell'erotismo (e che, vabbé, nella cultura visiva di massa assume dimensioni potentissime per numero e per tipo di stimolo, mentre nella letteratura l'immagine mentale si crea in un rapporto quasi sempre individuale - 1 a 1 - e comunque funziona diversamente: anche se, boh, bisognerebbe guardare la letteratura midcult, se par caso riesce a creare un'immagine fissa che si ripete sostanzialmente identica nella mente dei lettori... tutto da studiare e da indagare).
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