sabato 2 maggio 2009

La competenza del desiderio: l’identità femminile fra sviluppo personale e sviluppo professionale

Ci sono donne che hanno fatto del proprio lavoro una scelta di libertà e di autonomia. Così facendo, hanno reso il lavoro espressione della sessualità e della creatività, hanno messo in scena il desiderio utilizzandolo come energia in grado di cambiare se stesse e il mondo.
Il workshop mira a riconoscere e valorizzare, dai punti di vista storico, sociologico e politico, le scelte delle donne che hanno fatto questi passaggi, restituendo così una biografia femminile in grado di muoversi dentro modelli non tradizionali. L’obiettivo è quello di disegnare un’identità di donna in grado di conciliare, a partire da sé, la zona affettiva e familiare con quella dell’organizzazione del lavoro, un’identità che possa essere consegnata alle nuove generazioni come modello cui ispirarsi per rendere azione sociale e trasformativa la parte più autentica e profonda di sé.

Presupposti
Se l’assenza di un punto forte di identità rende le donne più fragili e diventa una zona possibile di violenza, una maggiore valorizzazione delle competenze femminili nel mondo del lavoro dà alle donne una maggiore centratura su sé, fortificandole: il lavoro e la valorizzazione delle competenze delle donne possono dunque rafforzare l’identità femminile e prevenire la violenza.
L'idea sarebbe quella di aprire una riflessione collettiva sulle ragioni profonde per cui il lavoro è una possibile risposta alla violenza di genere, e può esserlo per davvero quando si fonda sulla capacità delle donne di significare responsabilmente la propria vita, il che permette loro di dare risposte non stereotipate e di proporre modelli nuovi. Per le donne infatti i modelli di riferimento familiari e di organizazione del lavoro sono ancora quelli di tipo tradizionale ed essi sono spesso 'sposati' in maniera inconsapevole e danno l'illusione della libertà e dell'autonomia ma propongono in realtà modelli di dipendenza e, dunque, contro-stereotipi. E se c'è dipendenza, c'è l'impossibilità di esprimere le proprie creatività e sessualità che vengono così uccise e questo processo comporta di per sé violenza di genere.

Temi
Si vorrebbe dare una lettura del lavoro femminile come capacità esplorativa di una parte di sé: pertanto, il lavoro verrebbe letto come un valore non meramente legato all'autonomia economica ma in grado di rappresentare ed esprimere una zona autentica di sé che entra come parte attiva nella dialettica sociale e che diventa dunque espressione della sessualità e della creatività femminili che permettono ad una donna di vivere la 'significazione del mondo'. Il lavoro inteso dunque come significazione del desiderio profondo che le donne attivano in risposta agli stereotipi e che, trascendendo la dimensione economica, si trasforma in un'azione capace di produrre un'energia significante in grado di definire appartenenze e identità. In altre parole, il lavoro inteso come scelta di libertà e di autonomia non perché coi soldi guadagnati ci svincoliamo dalla dipendenza del maschile e dunque magari lasciamo il marito che ci picchia, ma perché quel lavoro ci permette di rendere azione sociale e trasformativa una parte autentica e profonda di noi, ci permette di mettere in scena il desiderio e di utilizzarlo come energia in grado di cambiare noi stesse e il mondo.

Obiettivi
Riconoscere il disegno di un’identità femminile non stereotipata partendo dalla valorizzazione di modelli che si sono prodotti negli ultimi 40 anni giacché le donne hanno, seppure spesso in maniera slegata e scarsamente consapevole, fatto dei passaggi proponendo scelte di vita e identità e, di conseguenza, comportamenti sociali, non legati a stereotipi come ‘le donne in carriera sono uguali agli uomini e dunque sono tutte stronze’ o ‘donne=casalinghe’ o ‘donne=moglie’... Detti modelli rischiano però di rimanere sommersi e di non diventare buona pratica per le altre donne. L’idea del WS è quella di fare il punto della situazione e codificare un modello di identità femminile da consegnare alle nuove generazioni di donne affinché esse possano contribuire a consolidare certe prassi facendo emergere un comportamento che è già diventato comportamento sociale aggiungendo, alle visioni stereotipate del femminile tradizionale, un nuovo modello di identità di genere prodotto dalle altre donne nella pratica della loro biografia e della loro esperienza di vita, un modello utile da avere come sponda, o come bussola, comunque come un’alternativa sperimentata da altre, nel momento in cui ci troviamo a doverci confrontare con certe zone delle nostre identità dove ci sentiamo, e forse davvero siamo, l’altra, lo scarto, la vittima.

Perché un WS
Si vorrebbe creare, a conclusione di Staffetta, un momento di confronto aperto e guidato che fornisca, a fronte di un'assenza di modelli alternativi storicamente identificabili e riguardanti la famiglia e l'organizzazione del lavoro e come essi si conciliano nelle biografie femminili, uno spaccato della ricchezza che le donne sono nonostante tutto state in grado di produrre: tali modelli in questa giornata verranno coralmente illustrati, riconosciuti e capitalizzati, in una parola storicizzati, con l'obiettivo di definire un modello di riferimento che non abbiamo nella nostra linea genelogica ma che altre donne, spesso in solitudine, hanno proposto e sperimentato e che in questa sede verrà proposto affinché possiamo codificare un nuovo modello, stavolta di genere.

Le esperte che sto contattando sono:

Fiorenza Anatrini: Assessora Provinciale (uscente) alle Pari Opportunità.

Marcella Chiesi: sociologa del lavoro; direttore generale di Studio D.U.O. s.r.l. – Donne e Uomini nelle Organizzazioni: la società s occupa di consulenza e servizi alle imprese; consulente aziendale nell’ottica della differenza di genere.

Roberta Guerri: Comitato d’Ente del Comune di Siena
- da definire la sua partecipazione.

Claudia Musolesi: consulente in sviluppo risorse umane e organizzazione del lavoro nell’ottica della differenza di genere.

Se siete d'accordo, mi piacerebbe tanto coordinare questo WS!.

1 commento:

Valentina ha detto...

Sono (siamo, credo) d'accordo.
Aggiunta che vale per questo workshop e quello di Elisa: io li registrerei entrambi. Sono fiduciosa che valga la pena sbobinare e pubblicare. O comunque, non lascerei "volare" materiale così prezioso.