La riunione è stata abbastanza breve data la scarsa presenza e perchè mancava la presentazione dell'oggetto.
Le questioni organizzative sono state al centro dei discorsi:
La Professoressa Pereira ci ha presentato la lettera destinata al preside della facoltà per mantenere l'aula sino a luglio, e poi l'anno prossimo. Lettera che ha ricevuto elogi da parte di tutte perchè quasi lusingante, parla di un gruppo molto attivo e importante per l'intera comunità accademica..viene da chiedersi siamo proprio noi?! Scherzo, comunque penso di poter ringraziare, a nome di tutte, la professoressa per i complimenti e la fiducia che ripone in noi.
Abbiamo stilato un calendario per la presentazio degli oggetti: dato che Elisa non lo farà, mercoledì 20 maggio ci sarò io, Teresa il 27 maggio e Luisa il 3 giugno. Siamo tutte e tre un po' riluttanti ma cercheremo di uscire fuori dal guscio. Si è ribadito che per iniziare a fare il lavoro dl glossario, si preferisce aspettare che tutte abbiano portato il proprio oggetto, in maniera tale da non dover rimettere mano a ciò che si è prodotto varie volte inutilmente, individuando in maniera se non definitiv,a almeno non troppo provvisoria, le aree tematiche su cui poi articolare il lavoro. Il problema di metodo che era senza dubbio il più dibattuto, ha trovato, credo, nella biblografia e nei tesi forniteci da Valentina degli spunti interessanti e originali per approcciarsi ad un materiale così scottante e “scuro” allo stesso tempo. Mi sembra di poter dire che le autrici sciolgono dei nodi sia personali che di metodo, senza eliminare le polarità, le opposizioni, i dualismi che stanno alla base della nozione stessa di genere, senza voler definitivamente creare una gerarchia ma raccontandosi proprio in questa pendolarità tra stati d'animo e stili di scrittura pioneristici. Le autrici sono Piera Nobili, Lea Melandri, Maria Paola Patuelli e Silvia Golfera. Direi che sarebbe interessante parlare insieme di questi testi anche questo mercoledì.
Per chi non l'avesse letto, a questo proposito, consiglio Anais Nin “La casa dell'incesto”, di cui vi riporto una recensione che è, secondo me, esplicativa anche dell'atteggiamento che la Melandri adotta nei confronti della scrittura. "La casa dell'incesto" è la storia della dolorosa situazione di una donna divisa, incapace di trovare un collegamento tra il corpo e la propria vita emotiva. "Ho scritto le prime due pagine del mio nuovo libro in uno stile surrealista," annota nel suo diario la Nin nell'aprile del 1932. E in effetti si tratta di un testo audacemente sperimentale, sospeso tra il romanzo e la prosa lirica, che rappresenta il felice punto d'incontro tra i due momenti fondamentali dell'ispirazione di Anais Nin: da una parte, la ricerca di una totale e potente naturalezza nell'esprimere la vita e l'emozione dei sensi; dall'altra, il proposito di "procedere dal sogno per entrare nel dato sensibile", cioè di immergere l'esperienza onirica nel flusso della vita quotidiana, accostandosi alle ricerche del gruppo surrealista. Nasce così quello che è, forse, il libro letterariamente più elaborato e intenso della Nin: un racconto allucinato, "stratosferico", caratterizzato da una prosa sontuosa e musicale, da una ragnatela sottile ma fortissima di immagini e di suoni, "la mia stagione all'inferno", come ebbe a definirlo l'autrice stessa. "Tutto quello che so è contenuto in questo libro scritto senza testimoni, un edificio senza dimensioni, una città appesa al cielo."
Teresa ha fatto un breve report sullla staffetta e in particolare l'incontro al Mara Meoni. Ce ne parla come di una riunione tecnica, dove sono stati chiariti più che altro i fraintendimenti riguardo alla sovrapposizione nell'organizzazione dovuto alla presenza di più gruppi, tra cui Donna chiama Donna, UDI e noi. Si parla brevemente dei fondi, la situazione era ancora di stallo, ma mi sembra di aver capito che anche questa è una questione risolta, nel caso così non fosse si è parlato della possibilità di invitare artisti di strada e giovani studenti per accogliere la magica anfora. Ancora complimenti a coloro che si stanno impegnando.
Io vorrei fare però esprimere il mio sentire a questo proposito e in relazione all'odg di mercoledì. Penso che sia importante e sono interessata al procedere organizzativo della staffetta, lo si può sempre pensare come un incontro tra donne, che tra l'altro conosco, e il resto del mondo, che fa sempre un po' paura. Mi diverte osservare da vicino questi esperimenti antropologici, vorrei però che si tenessero presenti anche le altre attività, che non devono per forza esser codificate definitivamente. Anche solo il racconto di un episodio di vita quotidiana o una discussione su un film, per me con voi son sempre illuminanti, se però non lasciamo spazio allo “spontaneismo”, chiamiamolo ironicamente così, magari non perdiamo tempo, anche se bisognerebbe a questo punto essere d'accordo sui criteri, ma nello stesso tempo non ci prendiamo neanche il tempo per una riflessione. Quindi Ave all'anfora ma penso, forse sbaglio, che per le questioni organizzative si possa discuterne anche tramite mail, non così per il restante.
Anche l'altro giorno abbiamo perso un'occasione: parlare del “Il corpo delle donne”, di cui Valentina ci aveva informato in un post in riflessioni. E' un cortometraggio che parla dell'immagine della donna trasmessa dai media italiani da mane a sera disgustosa, come potrete immaginare. Io l'ho visto ed è veramente carino, ben montato, divertente a tratti, perchè ridicolzzante, e spaventoso allo stesso tempo. Inoltre apre le porte della condivisione dell'argomento femminismo anche con chi continua, ingiustamente ad avere terrore anche solo della parola femminismo. L'ho fatto vedere ai miei conquilini, ed è nata una discussione inteeressante, in cui abbiamo constatato che solo in maniera difficoltosa è possibile scindere gli aspetti socio.culturali da quelli politici, e soprattutto economici; anche se rimane come punto fermo che la discriminazione nei confronti della donna è per lo meno un leit motiv abbastanza diffuso, nel tempo e nello spazio. Anche questo può essere uno spunto di una discussione, ormai da tempo abbandonata, su cosa voglia dire essere femminista nelle nostre vite e quali ostacoli mentali e culturali ci siano nell'affrontare argomenti che per noi son scontati.
Riporto, infine, una bella citazione di S. Tommaso fatta da Ghezzi porpio nel presentare il cortometraggio di cui parlavo: “SE VI RICONOSCERETE. VI RICONOSCERANNO.”
2 commenti:
Grazie Veronica del bellissimo report.
Vi mando una canzone che mi ha enviato mia sorella dalla Spagna sul corpo della donna -De muy buen ver- con un bel ritornello: Despierta de una vez, cada cultura tiraniza a su manera.... (Sveglia una volta per tutte, ogni cultura "tiranniza" a modo suo...)
http://www.youtube.com/watch?v=yESWy4qmcFw
Buon ascolto a tutte e a domani.
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