Da venti anni siamo impegnate nella promozione e nella valorizzazione
della ricerca storica sulle donne e le relazioni di genere. Come
studiose, crediamo profondamente nel valore delle parole e delle
immagini, quando sanno comunicare e diffondere idee di libertà, di
uguaglianza, di uscita dal pregiudizio. Conosciamo altresì, e
drammaticamente, il peso enorme che parole e immagini possiedono, quando
veicolano, legittimano, istituzionalizzano, stereotipi discriminatori.
Per questo, ci sentiamo di esprimere tutto il nostro sdegno per le
parole omofobe pronunciate ieri dal Presidente del Consiglio, nonché per
la consueta e degradante immagine delle donne presente implicitamente
nel suo discorso.
Rifiutiamo con forza i tentativi maldestri di giustificare affermazioni
apertamente intolleranti con l'etichetta di "battute". Il ruolo
istituzionale di un Presidente del Consiglio non è compatibile con
l'ironia su questi temi. I meccanismi della costruzione degli
stereotipi, e la violenza che ne consegue, passano anche da qui: dalla
sottovalutazione ironica, dallo scherno, dall'ammiccamento sbeffeggiante
su presunte diversità altrui.
Siamo stanche di risate su questi temi. Siamo indignate perché queste
parole sono cadute come macigni lungo la strada di chi si batte per una
democrazia moderna, che dovrebbe avere uno dei suoi punti cardine
nell'efficace contrasto giuridico, nonché politico-culturale, alle
discriminazioni di genere e di orientamento sessuale. Al Parlamento e al
Governo Italiano chiediamo responsabilità e impegno costante in tale
direzione.
3 Novembre 2010
Società Italiana delle Storiche
(trasmesso da Michela)
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