ODG: presentazione da parte delle nuove arrivate, stesura della presentazione del gruppo da inoltrare per il “Premio giornalistico di Siena”
Presenti: Mandana, Pina, Elisa, Michela, Federica, Giulia, Alessia, Rita, Letizia.
Il pomeriggio inizia con la discussione sul glossario e l’opportunità di presentare gli oggetti da parte delle nuove arrivate. L’oggetto che viene presentato secondo la modalità del partire da sé rappresenta sia uno spunto per l’elaborazione di un glossario che risignifichi alcuni concetti chiave dei nostri percorsi di vita individuali, sia la possibilità di creare un libero circuito di idee tra donne.
Pina ed Elisa spiegano la modalità di condivisione e rielaborazione dei saperi. L’oggetto viene enunciato da una persona e rielaborato da un’altra del gruppo in modo da metterli in relazione e creare uno scambio significativo di saperi.
Alessia e Giulia parlano della loro esperienza e del percorso che le ha avvicinate agli studi di genere. Entrambe, al secondo anno di Filosofia, valorizzano la loro esperienza liceale all’interno della quale hanno iniziato a sviluppare l’interesse verso queste tematiche.
Ai fini di una definizione del gruppo stesso siamo tutte chiamate a pronunciarci sul valore che attribuiamo al gruppo come donne e come collettività.
Rita sottolinea l’importanza dell’oralità come modalità d’azione che nasce dalla trasformazione degli oggetti per il glossario e conduce a una libera circolazione di saperi. Secondo Letizia, il punto focale della propria esperienza femminile, che comincia con la lettura del libro “Dalla parte delle bambine”, ha sede nel rapporto tra desiderio e condizionamento: quanto le nostre azioni “femminilizzate”dipendono da un desiderio autentico di compiere determinati gesti, o quanto sono invece veicolate da una pressione culturale che ci condiziona al loro compimento.
Elisa sposta l’attenzione verso il valore che attribuisce al gruppo, da cui prenderemo spunto per la stesura della presentazione da consegnare al “Premio giornalistico di Siena”. Il gruppo rappresenta una sede di scambio teoretico e di rielaborazione collettiva dell’esperienza. La nascita di Presenti Differenti coincide con l’inizio della crisi dell’Università di Siena, e del crollo del sistema. Il gruppo assume dunque, in corrispondenza agli eventi circostanti, il ruolo di uno “sfogatoio al femminile” all’interno del quale è possibile narrativizzare e riorganizzare l’esperienza in modo da creare una produzione di senso nuova e originale. L’atteggiamento individuale, sostiene Elisa, è quello di portare il proprio vivere sociale e la propria identità all’interno del gruppo secondo una lettura gender oriented.
Per Pina il gruppo ha rappresentato un momento di presa di coscienza, attraverso il quale ha sentito il diritto di considerare la sua parola come atto politico. Lo scambio di gesti, di saperi, e sensazioni condivise diventa dunque una sede per portare avanti un discorso politico. A sostegno di questo suo investimento valoriale ci racconta il momento in cui ha acquisito questa consapevolezza. Durante la conferenza tenutasi in occasione della presentazione del Manifesto del lavoro, era emersa la necessità di trovare un linguaggio alternativo per descrivere la propria esperienza di donne e in questo momento di confronto e scambio, Pina ha percepito l’importanza di mettere in condivisione la propria identità politica.
Michela ci racconta la nascita del gruppo dalla sua esperienza di fondatrice. L’idea nasce in seguito all’uscita del libro “Presenti, differenti” uscito nel… in collaborazione con M. Luisa Boccia. Emerge dopo poco la necessità di procurare uno spazio di discussione all’interno del contesto universitario. Michela sottolinea l’urgenza di riportare, all’interno del contesto universitario, la forza percepita durante il suo percorso nei gruppi di autocoscienza femminili degli anni settanta. Creare cioè un luogo dove seminare parole.
Mandana ci racconta della sua esperienza secondo una diversa prospettiva culturale. All’interno della sua cultura il concetto di femminismo è molto giovane. Il gruppo ha quindi rappresentato per lei una sede di libera espressione attraverso il dialogo e il confronto. Mandana insiste sul concetto di libertà, come a voler sottolineare una sorta di liberazione che avviene attraverso l’espressione condivisa. Condivide con noi la visione di un video trovato sul web (e riportato qui in fondo pagina) “What a feminist look like?”. Nasce un dibattito sulla parola femminismo. Pina mette in luce la reticenza da parte di alcuni suoi interlocutori nel momento in cui si definisce femminista. Elisa interviene parlando del suo video “Se questa è una donna…..” che prende le mosse dall’emblematica frase: “Siamo sicure che del femminismo non ci sia più bisogno?”. Il video, che secondo la modalità dell’accumulazione, ci mette di fronte a una serie di rappresentazioni di corpi femminili (ab)usati dal mercato pubblicitario, ha destato grande interesse, in un momento storico in cui la necessità di dare voce alle donne è sempre più sentita. “I commenti sul video emersi dai vari forum di discussione”, ci dice Elisa, “mi hanno dato l’idea di uno spaccato sulla parola femminismo, ormai stigmatizzata come concetto-parola old fashioned”. E con questa emblematica frase che ricorre in questi dibattiti, si conclude anche il nostro: “ma la parità è stata raggiunta per davvero?”.
Ora abbiamo abbastanza materiale per la stesura della nostra lettera di presentazione al “Premio giornalistico di Siena”: l’ultima mezz’ora la dedichiamo alla scrittura e ci diamo appuntamento a mercoledì prossimo, per l’esposizione dell’oggetto di Rita.
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