Almeno due delle 'chiavi' di Lola coincidono con due termini già
inseriti a partire dall'oggetto di Mandana: corpo, medicina. Ma ce ne
sono due che invece nella discussione di mercoledì scorso non erano
emersi, e su cui vale la pena riflettere: neutro e incarnazione. Nella
'tentazione del neutro' (lo virgoletto perché è certamente
un'espressione che è stata usata nei contesti femministi degli anni
'80, anche se ora non ricordo dove o da chi) io vedo un modo di poter
leggere quello che accade quando si dimentica, o si cerca di
dimenticare, la dimensione (anche) corporea della differenza
nell'urgenza di essere presenti nel mondo. O almeno, è stato un modo
in cui hanno provato a pensarsi molte donne della mia generazione prima
della scoperta collettiva della differenza. Da neutro ci si veste,
anche: pensate ai tailleur gessati delle donne in carriera (e della
ministra Carfagna ...) ma anche alla moda unisex più in generale (uno
dei gesti visibili più eclatanti del femminismo degli anni '70 fu
quello di andare in giro con le gonne lunghe a fiori ... personalmente
nel 1977 mi sono ritrovata 'vestita da femminista' a una high table a
Oxford, e non so se erano più sconcertati i proff del college che mi
avevano invitato o io - ma non avevo, letteralmente, un altro tipo di
cosa da mettermi, il mio guardaroba era 'ideologico' che più non si
poteva, a quell'epoca). Neutra è spesso la nozione che abbiamo della
(nostra) mente, come se fosse una cosa a parte rispetto al corpo; e qui
naturalmente penso al ricorrere della parola 'dissociazione' nei
discorsi che abbiamo fatto e stiamo facendo sul rapporto mente-corpo.
Incarnazione è, nel mio sentire, il contrario del neutro e della
dissociazione. E vorrei sottolineare anche la valenza sacrale che
questo termine ha per le donne cresciute nel contesto occidentale
cristiano, perché pensarsi come incarnate non è facilissimo, è più
facile pensare di 'avere' un corpo, di rapportarsi al corpo, mentre
pensare dii 'essere' un corpo vivente e pensante è più complicato, e
nei fatti ci si ritrova sempre a pensarci in termini dualisti.
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