UN CALDO DIBATTITO
Mercoledì scorso era una giornata calda.
Le signore arrivano con le bottiglie d’acqua in mano o nelle borse, sorseggiano ogni tanto per rinfrescare le idee e la gola. Anche gli abbigliamenti sono cambiati. Tutte indossiamo vestiti più leggeri e forse questo tipo di abbigliamento consente ai “nostri corpi” di muoversi più liberamente, ci induce a parlare anche più sciolte Che ci sia un nesso tra libertà di parola e abbigliamento ?
Le signore trentenni sono sedute davanti a me. Le ventenni sparse qua e là.
Parliamo della Staffetta e del modo di procedere. La CRAS qualcosa ci ha dato. Aspettiamo la generosità degli altri Enti . Ma ciò che riscalda di più l’aria nell’aula M è l’oggetto di Veronica.
Veronica comincia a leggere un saggio di Carla Lonzi (‘Manifesto di rivolta femminile’, 1970). Vi faccio un brevissimo riassunto, riportando alcune considerazione della stessa Lonzi.
“La civiltà ci ha definite inferiori […] chiediamo referenza di millenni di pensiero filosofico che ha teorizzato l’inferiorità della donna. […] noi consideriamo responsabili i sistematici del pensiero: Essi hanno mantenuto il principio della donna come essere aggiuntivo per la riproduzione della umanità, legame con divinità o soglia del mondo animale: sfera privata e pietas”.
Lonzi , dunque, prende distanza dall’ uomo-cultura e preferisce far parte di “un universo senza risposta”.
In che modo possiamo collegarci a quell’universo senza risposte per comprendere “chi siamo”? Ecco la domanda da porsi.
Finiamo di leggere e cominciamo a discutere. Veronica confessa di essere confusa e ha problemi di identità femminile. Anche Adelaide dice di guardarsi allo specchio e di non conoscersi.
Le signore trentenni sono più sicure delle giovani amiche. Considerano che l’identità culturale o biologica emerge strada facendo e che non bisogna sottovalutare le esperienze acquisite durante gli anni di crescita culturale con la conseguente maturazione e convinzione di certe idee.
La quarantene straniera, invece, nonostante che si agiti molto, è più tranquilla sull’ idea dell’essere donna e non ci sono moti di ribellione nel suo modo di fare. Il suo corpo è il suo amico, ma allo stesso tempo può rivolgersi contro e lei ha questa consapevolezza. Pensa che la cosa migliore sia usarlo per procreare e per amare “finchè c’è tempo”. Ha costruito, invece, la sua identità nelle avversità della vita e con drastici cambiamenti “culturali”.
E poi c’è l’intervento di Michela, che con le sue citazioni ci illumina e tranquillizza le nostre anime infuocate. Mi hanno colpito due concetti da lei espressi riguardanti l’autenticità. Il primo è “L’essere fedeli a se stessi” e il secondo “Piacere e Autenticità sono molto legati tra loro. Ma spesso non si riesce a capire cosa che veramente ci piace”.
Insomma, costruiamo passo per passo, giorno per giorno, la nostra identità di donna, cercando di rimanere fedeli a noi stesse e accettando che il nostro corpo possa dare e ricevere. Proprio in questo sta la bellezza di essere donna.
Sono le 16.00 e siamo alla fine della discussione. Dobbiamo lasciare l’aula. Ci fermiamo per strada. Guardo i volti accaldati delle mie amiche e sono sicura che nella loro mente frullano mille domande. Forse un giorno potremo trovare la collocazione giusta nello “universo senza risposte” della Lonzi, portando con noi anche gli “uomini” senza le umiliazioni, che, a suo parere, loro ci hanno afflitto, ma, a mio parere, con il dialogo e il confronto.
Report 20 maggio 2009
Mandana.
1 commento:
"Più d'uno, come faccio senz'altro io, scrive per non avere più volto. Non domandatemi chi sono e non chiedetemi di restare lo stesso: è una morale da stato civile; regna sui nostri documenti. Ci lasci almeno liberi quando si tratta di scrivere." Michel Foucault L'archeologia del sapere
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