Introduzione ai temi della tavola rotonda
Nell'emergenza securitaria che ha dominato l'agenda politica e mediale degli ultimi tempi, la visibilità accordata alla violenza contro le donne ha giocato un ruolo di primo piano, ma tale fenomeno è stato oggetto di strumentalizzazioni e misrappresentazioni le più diverse. Il discorso, tradizionalmente femminista, della tutela delle donne è stato infatti appropriato da forze politiche di estrazione diversa e utilizzato in funzione della costruzione di altri discorsi, di cui quello sulla difesa dell'ordine pubblico - che sarebbe minacciato dalla crescente presenza di stranieri - è il più pervasivo ma non l'unico.
Diverse sono le cause invocate da giornalisti e commentatori a spiegazione degli episodi di violenza fisica o sessuale contro le donne, che variano a seconda della tipologia del carnefice e della vittima, ma presentao bias comuni: se l'autore è uno straniero, la costruzione discorsiva messa in campo è spesso quella dello “scontro tra civiltà” (lo straniero stupra e uccide perché è portatore di una cultura “altra”, diversa dalla nostra, più feroce, tribale, patriarcale); se l'autore o gli autori sono italiani e magari giovani, come accade ad esempio negli “stupri di branco”, si grida allora al “bullismo”, alla violenza crescente nella società, al disagio giovanile, alla “crisi dei valori”, al consumo di stupefacenti...in tutti i casi, raramente si ricorda che – come confermano i dati Istat – la maggioranza dei reati contro le donne matura entro il nucleo familiare o entro relazioni intime. D'altronde, il trattamento di questi ultimi casi offre evidenza di altro tipo di strumentalizzazioni: se le vittime preferenziali rimangono le donne, non sfuggirà come gli abusi fisici e sessuali ai danni di mogli, sorelle, conviventi vengano spesso costruiti come storie di ordinaria follia, momenti di improvvisa interruzione di esistenze apparentemente normali, e, soprattutto, come fenomeni di devianza individuale. Il grande assente sul banco degli imputati è ancora l'asimmetria di genere, e l'ordine sociale e culturale che nutre tale asimmetria.
Lo stupro di una donna, infatti, è sempre un atto di sopraffazione maschile, un atto di “violenza di genere”, prima che di rappresaglia etnica, e in quanto tale non conosce confini, né geografici né domestici: affonda le radici in un'asimmetria di potere fra sessi e in una cultura imbevuta di una concezione predatoria della donna (oggetto, feticcio, bersaglio), da cui l'illuminata società italiana e occidentale non è affatto esente.
Obiettivi della tavola rotonda
La tavola rotonda mira ad approfondire le modalità di rappresentazione del fenomeno della violenza contro le donne entro il discorso pubblico italiano e le implicazioni ideologiche che a questa rappresentazione si associano. Mettendo a confronto il punto di vista di professionisti dei media, studiosi della comunicazione e studiosi di altri settori - che possano fornire al fenomeno un inquadramento sociale, giuridico e filosofico più ampio – si intende in particolare fare il punto sulla sistematica “degenderizzazione” della violenza sulle donne operata dai racconti dei media, per tentare di smontarne i meccanismi di funzionamento e individuarne le cause. Si intende così utilizzare la violenza “di genere” come categoria di lettura della complessità, in grado di illuminare le diverse forze e interessi che si scontrano attorno al corpo femminile, ma anche le asimmetrie, le problematiche e i conflitti della vita privata e pubblica sistematicamente occultati a favore di una facile quanto strumentale retorica securitaria che trova nella difesa di questo corpo non il suo fine, ma il suo mezzo.
Gli esperti e le esperte che Elisa sta contattando sono:
Tamar Pitch, professore ordinario di Filosofia e Sociologia del diritto presso la Facoltà di Giurisprudenza dell'Università di Perugia
Barbara Spinelli, laureata in Giurisprudenza e praticante avvocato, responsabile del gruppo di ricerca “Generi e famiglie” dell'Associazione nazionale giuristi democratici
Fabrizio Tonello, docente di Scienze dell'opinione pubblica presso la Facoltà di Scienze politiche dell'Università di Padova
Laura Eduati, giornalista di “Liberazione”
Matilde D’Errico, autrice, sceneggiatrice, produttrice televisiva, creatrice della serie “Amore criminale” (Raitre), dedicata alla ricostruzione di omicidi di donne commessi da partner o ex partner
Inoltre (copio un pezzo della mail di Elisa):
trattandosi non di convengo ma di tavola rotonda, io penso che se la nostra ricerca procede, potrebbe essere utile presentarne i primi risultati, come quadro introduttivo generale:
presenteremmo i dati relativi alla violenza sulle donne in Italia, che già abbiamo, e i primi risultati sull'analisi delle forme discorsive della rappresentazione di questo fenomeno nei media. In questo caso partecipiamo io e le studentesse che partecipano alla tavola rotonda.
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