Da una buona figlia del patriarcato al passo indietro per farne due avanti.
Vale porta tre oggetti, anche se il vero oggetto è una poesia ma vuole prima raccontarci come ci è arrivata. Fine degli ani novanta, il suo prof. e relatore della tesi di dottorato -inquadrato completamente negli schemi tradizionali- le propone di scrivere un manuale tematico multidisciplinare per le scuole superiori. Su cosa? -si chiede lei- gli adolescenti? il paesaggio…? e perché non sul rapporto maschile/femminile? questo processo di definizione dell’oggetto del suo manuale la mette davanti a diverse domande che finora non si era mai posta perché viveva nell’illusione che quello che c’era da imparare era uguale per tutti, uomini e donne: stessi testi, stessi metodi….e se non si faceva troppa attenzione alla letteratura femminile probabilmente dipendeva dal fatto che si trattava di una letteratura minore. Non aveva ancora tradito le aspettative della buona figlia del patriarcato. Ma il momento arrivò quando si è messa a scrivere il manuale e ha dovuto fare un passo indietro. Non trovava le risposte alle sue domande: perché non ci spiegano mai cosa dicono i filosofi sulle donne? a chi fa bene l’uso del neutro nella lingua? Perché si continua a parlare in neutro? Il suo manuale è uscito nel 2000, “Maschile/femminile”. Ci ha spiegato che ha messo prima il “Maschile” perché voleva che fosse letto da uomini e donne, la qual cosa non sarebbe accaduta se metteva per primo il “Femminile”. Dopo che ci ha raccontato il suo percorso ci ha regalato la (sua) poesia di Muriel Rukeyser, Myth, sul mito di Edipo. Ce l’ha letta tradotta in italiano. Vi riporto alcuni versi bellissimi: “Ho una domanda. Perché non ho riconosciuto mia madre?” “La tua risposta era sbagliata”, disse la Sfinge. “Ma era quella che ha reso tutto possibile”, disse Edipo. “No”, lei disse”. Finisce di leggere il testo visibilmente commossa. Si ferma. Ci fermiamo. E poi riprende il terzo e ultimo oggetto che rapidamente ci presenta. Si tratta, ma non sono sicura, di un libro di poesie da scrivere insieme a Monica.
La sua presentazione ha provocato un ricchissimo ma allo stesso tempo fugace dibattito intorno alla lingua, al neutro, alla scarsa letteratura femminile, ai modelli “anormali” di donne filosofe e letterate che ci sono arrivate (Saffo, Woolf…), le origini di tutto ciò (filosofi greci e cattolicesimo)…. “ma lo sapevate che la prima filosofa greca era donna e si chiamava Diotima”, ci dice Teresa.
Per me è stato bellissimo, restitutivo, come piace dire a Vale, di quel meccanismo per cui si fa un passo indietro per poter guardare cosa significhi essere donna e poi ripartire da un’altra parte e con un altro sguardo. Avrei voluto farti tante domande, parlare del tuo manuale più a lungo, chiederti cosa c’è lì dentro, come è stato farlo, come è stato accolto alle scuole, anche sulla bellissima poesia che ci hai portato, del rapporto con la madre,…e tante altre cose…ma forse ci sarà un’ulteriore occasione di approfondimento dei nostri oggetti.
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