Oggetto di Lola: "Cuerpo de mujer, sabiduria de mujer" di Christiane Northrup
Libro di una ginecologa americana. L'esigenza di scrivere il libro nasce dal constatare una sorta di schizofrenia, un divario tra la sua vita personale con dei dettami legati anche al suo essere donna e dall'altra la sua attività lavorativa, presentata come neutra. Nel confrontarsi con altre donne e riesaminando la sua situazione personale, supera il divario tra i due ruoli, quella di donna e madre e quella di medico, partendo dal riformulare la sua attività lavorativa. Oberata da una concezione della medicina “classica” legata ad una concezione patriarcale, pian piano si è emancipa dalle convenzioni imposte esaminando il proprio rapporto col corpo, la salute fisica, il rapporto corpo-mente e il contesto sociale. Il libro racconta di esperienze drammatiche, violenze tangibili per toccare anche le corde di una situazione di “violenze” generalizzate più evanescenti. La sua emancipazione inizia con l'accorgersi del proprio bisogno di prendersi cura del suo corpo, in questo percorso lentamente la differenza di genere emerge. In particolare in relazione alla medicalizzazione dei processi naturali femminili quali ciclo, o “ vivisezione sociale” di parti femminili. Il messaggio che il libro trasuda è che il corpo ha un suo sentire, che bisogna ascoltarlo nella sua saggezza, piuttosto che abdicare ai propri sogni in funzione delle esigenze degli uomini e delle loro famiglie. Il maltrattamento deriva sia da noi stesse che dagli altri, quando ci si ammala anche per forti traumi emotivi ci si riferisce ad un sistema medico, anch’esso patriarcale. La nostra società patriarcale ha costituito un sistema medico nel quale i parametri stessi, passati come unisex, sono invece prettamente maschili. La biologia va sessuata, ad esempio c’è stato un esperimento mesi fa in Inghilterra dove ci si accorse che le cellule maschili e quelle femminili reagiscono diversamente ai farmaci. La società crea addizione, nel senso di malessere che sfoga in dipendenze che possono andare dalle droghe, al proprio lavoro, a relazioni masochistiche. Il rapporto col corpo è difficile da codificare in termini neutri e generali, lo studio deve essere invece personale e relativo non solo al corpo in sé. La cura del corpo diventa così veicolo di conoscenza di sé. Quando una donna fuoriesce dagli schemi precostituiti, dalle modalità convenzionalmente accettate porta senza dubbio alla negazione e pian piano al superamento dei limiti etero imposti e le automutilazioni, quali senso di colpa o rifiuto. Il doppio binario corpo- mente è necessario nella costruzione della persona. L’incarnarsi come corpo fa emergere la differenza sottesa, solo nella piena accettazione di questa cosa “corpo” che coicide col nostro io ci permette di essere veramente degli esseri particolari in quanto portatori di differenze reali. La costrizione sociale del neutro disumanizza nell’allontanare, mutilare e annullare il proprio rapporto col corpo. Partendo dalla base biologica, nell’incarnazione si può andare verso la “liberazione”, solo partendo dalla realtà e dalla differenza, dall’incarnazione che non vuole esprmere un ricadere della mente sul corpo in un movimento discensionale ma che si esprime come presenza, o almeno direi, con-presenza. Pina racconta poi con idignazione di un servizio di una programma pesudo scientifico, Voyager, dove, parlando della clonazione dell’uomo di Neanderthal, l'uso del corpo della donna (nell'accogliere il dna clonato) non viene minimamente esplicitato, anzi è celato dietro un'immagine unisex.
Nessun commento:
Posta un commento