Al Parlamento europeo non c'è più una «Signorina» di Alessia Grosso
. Imprenditori e non uomini d’affari. Magistratura e non i magistrati. Personale di volo e non gli assistenti di volo. E ancora diritti umani e non diritti dell’uomo. In un pampleth di 15 pagine il «Gruppo di alto livello sulla parità di genere e la diversità» del Parlamento Europeo ha dispiegato la propria proposta per un «linguaggio neutro» e non sessista. In breve, con l’opuscolo il Parlamento europeo arruola il politicamente corretto per la lotta alle disuguaglianze di genere, da applicare con i dovuti riguardi soprattutto alle traduzioni e alle redazioni di atti legislativi. Via perciò tutti quei vocaboli ed espressioni di uso comune declinati al maschile e pertanto riferiti soltanto ad un genere, quello maschile. Niente più signora o signorina, Madame, Frau, Fraulein, Mrs e Miss. Quando ci si rivolge ad una collega, inutile fare riferimento al suo stato civile, è sufficiente scrivere per intero nome e cognome della persona in questione.
Secondo. Se il linguaggio è neutro, meglio eliminare tutti i suffissi quali “man”, per l’inglese, ad esempio, che mettono di mezzo l’uomo. È così che al posto di «sportsman» gli inglese scriveranno «athletes». Terzo le professioni e le funzioni. In molte lingue dell’Unione il sostantivo maschile ha incluso anche quello femminile per anni, finché non si arrivati a creare equivalenti femminili, vedi ad esempio «Cancelliera» o «(la) Presidente». Via questi termini, restano quelli maschili, con valenza neutra, declinando al maschile o al femminile l’articolo a piacimento. Insomma, si consiglia di scrivere «presidente», che sia riferito ad una donna o ad un uomo, purché sia una scelta stilistica e si utilizzi con coerenza sempre la stessa denominazione.
Fuori moda, pesante e da evitare anche la duplicazione del soggetto. Esempio, non più «le cittadine e i cittadini», o «i lavoratori e le lavoratrici». Troppo pesante ed artificiosa questa forma come quella dell’alternativa presente in più documenti come: «lui/lei», «egli/ella» e via dicendo. E ancora. Sono da preferire le forme passive, ma con cautela, anche queste possono dare adito a «poco corrette» ambiguità. Questa però è solo una sintesi della richiesta del Parlamento Europeo, le quindici pagine dell’opuscolo approfondiscono ancora meglio il politicamente corretto «linguaggio neutro». Non ultime le pagine dei "distinguo" da lingua a lingua, essenziale per i traduttori che altrimenti potrebbero rischiare di tradire il testo in nome del tatto. è il resto.
2 commenti:
E tutto questo pur di non dire sportswoman????
[...]
Hanno costruito per me una gabbia affinché la mia libertà fosse una loro concessione /
e ringraziassi e obbedissi. /
[...]
La chiave della prigione è la loro lingua /
ma la loro lingua si avvinghia intorno alle dita del mio desiderio /
e il mio desiderio non riusciranno mai a domare. /
Sono una donna. /
Credono che la mia libertà sia loro proprietà /
e io glielo lascio credere /
e avvengo.
Joumana Haddad, Sono una donna
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